martedì 18 novembre 2025

16. It's such a beautiful day (L'importanza della pazienza)

"It's such a beautiful day", 2012

Edit. Prefazione
Mi cade la tazzina di caffé sulla tovaglia.
"Eh, vabbé. Pazienza".
Una signora impellicciata mi lancia uno sguardo di disprezzo e mi sbatacchia la sua orribile pelliccia sicuramente non sintetica in faccia mentre le passo accanto.
"Eh, vabbé. Pazienza".
Mi mandano al manicomio con una scusa.
"Eh, vabbé. Pazienza".
Ho il cancro maligno.
"Eh, vabbé. Ci vuole tanta pazienza..."


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Esco con calma da casa - mi dà uno strappo X fino all'ospedale - prendo l'ascensore fino al 4^ piano, tranquilla - o fingendo tranquillità - vado al bar, bevo un cappuccino, sono subito dopo dietro la porta del consultorio.

Un'ora di chiacchiere calme, stinte sul nulla, che non lasciano al cuore nessuna quiete - solo in un'occasione l'analista domanda del mio perenne senso di tristezza, volendo approfondire. Glisso. "Non ho idea di cosa lo causi nello specifico. Ma oggi è difficile sentirsi sereni in generale".

Me ne vado col cuore pieno della stessa amarezza del mattino. Il mio abbigliamento fuori stagione, i miei capelli un po' sudati, la mia faccia senza trucco e con qualche brufoletto fastidioso (si avvicina la pessima fase).

Il nero all'ingresso dell'ospedale mi saluta. Lo saluto di rimando. Vuole vendermi una borsa. "Noo, ne ho troppe!" (menzogna). Vuoi un accendino?, "Sì, dammi la rosa degli accendini", sono dieci euro, non ne ho abbastanza, tieni due euro e trenta e dammene soltanto due.

Mentre mi allontano una vecchia signora impellicciata mi fissa e fa un'esclamazione poco educata.

Me ne vado alla fermata con il mio bigliettino dell'autobus fra le dita. Un altro po' e sono a casa.

Sono patologicamente traumatizzata - leggermente - da una cazzata come "questa mattinata all'ospedale", però cerco di fare respiri profondi e calmare il cuore. Fuori fa sempre un po' male.

Ho fatto cose "normali" da persona "normale". L'accendino, un sorriso, un gesto di ringraziamento a un automobilista che si è fermato per farmi attraversare la strada. Per questo, che pesantezza per una che è un miracolo sappia mettere un piede avanti all'altro fuori di qui.

Non faccio che ripensare a Jung.



Mi sono sentita così lungo tutta la mattinata. 

Ma senza dolore, senza stress, affronterò tutto.
Così si impara a frequentare la vita: frequentandola. Con umiltà e calma. Molta, molta calma. Una calma che sa di lentezza. Una lentezza da lumaca.
Lento. Voglio un mondo lento che mi circondi. La velocità futuristica di oggi mi distrugge.

 

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