lunedì 3 novembre 2025

8. L'arto fantasma

Cosa è "normale" in una società?


Ad esempio qui (come altrove) è "normale" che i ragazzi si scolino una lattina da 500 ml di birra media o doppio malto prima di entrare a scuola. E' "normale" che un comune lavoratore (impiegato) prima di andare a lavoro faccia 2-3 puntate al bar, la prima per un caffè corretto con cornetto, la seconda per un bel bicchierino di Whisky e la terza... la terza forse per la stessa birretta dello studente, che dà il tocco finale alla pre-sfacchinata.

Non tutti - nessuno - riesce più a tirare avanti senza l'alcool. Bisogna essere più che disinibiti nella propria volontà di stare bene e tenaci nella propria decisione di liberarsi di una sostanza cancerogena, killer di... un sacco di organi, per non bere neanche un po', ed è questo ciò che spetta a chi per troppi anni ha affidato all'alcool la funzione di "stampella" per ogni dramma piccolo e grande (dalla noia all'intensa depressione) delle sue giornate.

Non sono in grado di vivere con questo carico sulle spalle, ma con lui "ce la faccio", grazie a questa stampella "posso".

Ma con il tempo la stampella non è più una stampella: è un serpente che affonda i denti nella tua carne e ti inietta sempre più veleno nel sangue. Al contempo ti "stordisce". E tu pensi: "questo stordimento è il simbolo del benessere; devo continuare". Finché non viene il giorno in cui lo stordimento cessa. E resta solo il veleno. 

I problemi causati dall'alcool sono così gravi in ogni ambito della vita che chi ne abusa per anni, una volta giunto a farci i conti, si trova alle spalle un deserto di macerie. Ma davanti alle macerie deve per forza bloccarsi dal continuare a distruggere, e cominciare a ricostruire quello che si può ricostruire. Anche se per il momento sembra un "nulla"; con l'attesa, anche dal deserto più arido può nascere un fiore.

Ma ancora, anche mentre aspetto questo benedetto fiore che si intrufoli fra le crepe del deserto e spunti alla luce, la bottiglia mi accompagna. Sta lì anche solo come "problema superato": è ciò che avviene con la sindrome dell'arto fantasma. La gamba è stata tagliata. Il dolore alla gamba recisa si sente comunque.

L'alcool non è più un "mio" problema. Ma lo è ancora. 
L'alcool è stato parte di me e quella parte di me doveva essere amputata, e non posso -e non devo- più neppure bere "normalmente". 

Anche se nelle ultime settimane mi è capitato di bere responsabilmente, più come "test di resistenza" che come reale voglia di bere, so che il mio compito è tenermene lontana quanto più possibile, e se possibile sempre; in qualunque momento tutto può tornare al medesimo, orrido, stato di prima.

Quindi sono in un altro tipo di "normalità" che è comunque più "anormale" della "normalità" comunemente intesa: sono qui con la mia angoscia e, dato che ho passato tutti quegli anni a fregarmene della mia salute, dato che ho sviluppato una dipendenza, non c'è più modo di ricorrere a quel tipo di "sollievo" che invece per le persone immuni da questa problematica (o che non intendono guarirne/risolverla... E quelli sono c...i loro...) è sempre accessibile quando se ne ha voglia.

7. Le fate ignoranti

"Le fate ignoranti sono quelle che incontriamo e non riconosciamo ma che ci cambiano la vita.
Non sono quelle delle fiabe, perché loro qualche bugia la dicono. 
Sono ignoranti, esplicite, anche pesanti a volte, ma non mentono sui sentimenti.
Le fate ignoranti sono tutti quelli che vivono allo scoperto, che vivono i propri sentimenti e non hanno paura di manifestarli.
Sono le persone che parlano senza peli sulla lingua, che vivono le proprie contraddizioni e ignorano le strategie..."

- F. Ozpetek

Chissà se sono una "fata ignorante" anch'io? O se lo sarei stata, se non avessi vissuto certe esperienze non propriamente piacevoli (sebbene formative, in ogni caso).

L'altro giorno ero al supermercato, in orario di chiusura. Il lato d'uscita era già chiuso dall'interno. Una donna, islamica tappeggiava con le nocche delle dita sul vetro della porta scorrevole, forte, per farmi capire: "Di' loro di farmi entrare!".
Allora mi sono rivolta alla cassiera e con la mia tipica timidezza le ho fatto notare che una signora stava cercando di entrare e se, per cortesia, potevano aprire la porta. "Stiamo chiudendo" ha detto la cassiera ignorando la richiesta.
Uscendo ho visto la fata avvicinarsi con una furia nelle gambe che quasi le cascava il velo dalla testa. Le ho sorriso: "Mi spiace, ma..."
Prima che potessi spiegarmi lei sbottò, irritata: "Ma certo che te sei proprio una deficiente! Ti dico di farmi entrare, non mi aiuti?!"
Scioccata dalla reazione, per un attimo sono rimasta di stucco. Poi ho contrattaccato: "Guarda che ho chiesto. Non mi hanno ascolt..."
"Ma va, va!" sbotta la fata ignorante, in risposta, mandandomi a quel paese ed entrando nel supermercato dall'accesso anteriore (quello d'entrata).

Potrà sembrare assurdo, ma io vorrei corrispondere al medesimo stereotipo. Quello di una donna cafona, schietta, menefreghista al massimo, sguaiata, diretta, cinica, che se ne frega/"fotte" di tutto, che fotte il mondo fottendosene.

E forse un po' lo sono, dentro.
Forse un po' lo sono, ma non ho abbastanza coraggio e forza d'animo da vivere la vita come la vivono loro completamente: perché la mia "ignoranza" stride con un altro mio attributo: l'ipersensibilità.
Per le logiche di questo mondo, la sensibilità è più un difetto che un pregio. La vita va attraversata... proprio come la oltrepassano certune/uni: con leggerezza tale da galleggiare in aria.


... le "fate ignoranti" sanno vivere la vita anche se potrebbero non aver letto neanche un libro in vita loro. Le persone come me credono che la vita vada "conosciuta" e si buttano sulla lettura dimenticandosi di vivere. Mentre la vita pertiene più il "fare" che il "sapere".

E le fate ignoranti nel "fare", nell'agire senza pensarci neanche un secondo, sono maestre di vita.
Una "fata ignorante" leggendo un post del genere saprebbe solo sghignazzarne. Perché non è fatta per le cose "teoriche" o per le "filosofie astratte". La trovi più facilmente al mercatino a guardare i vestiti più buoni e modici di prezzo. E di quello le interessa. Là si ferma.

Questo non fa di lei una stupida.

Fa di lei una "filosofa occulta".

Poiché, come nella citazione di Calvino riportata su, per vivere bene il cuore dev'essere leggero - e non appesantito da inutili drammi, spesso esagerati, o comunque rinforzati dal vittimismo, dal crogiolarsi nella sventura.

Una fata ignorante urla. Non puoi spegnere la sua voce. Se tradisci il suo "onore" sboccatamente te ne dice (te ne urla) di tutti i colori. Come fece quella donna islamica con me, insultandomi per una banalità come quella.

Non ho tanto come ideale quello della donna-bambolina.
Adoro personaggi che oltrepassano la vita ridendole in faccia. Ridendosela. Godendosela al massimo. O più che adorarli, li invidio. (bonariamente).

sabato 1 novembre 2025

6. Stati sociali

Alla (non sempre affidabile) ChatGPT ho posto una specifica domanda: i social stanno morendo? La risposta è stata (in estrema sintesi): no, si stanno solo "evolvendo".

Invece stanno proprio morendo.
Fra gente che non sta bene di cervello - in modo, direi, troppo, davvero troppo grave - e gente che li utilizza al solo scopo di trollare, una persona sana:
  • crolla.
  • o diventa matta anche lei
  • o si cancella.
Sono una Millennial, e nella mia generazione nessuno più - o quasi - utilizza Facebook, Instagram, altro. Se prima possedeva un account, ora non lo utilizza o lo ha eliminato del tutto.
Gli ultimi giorni li ho praticamente "buttati" "dal terrazzo" passando tutto-tutto il giorno su quei tossici e pessimi ambienti, ottenendo solo l'effetto di deprimermi e sfogarmi sul cibo. (per noia, per stress)
La cancellazione è un'opzione sempre più appetibile.


E parlando di cibo: il 30 ottobre ho avuto una visita con una nutrizionista. Una persona buonissima che, piuttosto che prendermi in cura spillandomi soldi su soldi (e chi se ne frega), mi ha fatto tutto un discorso sul fatto che il mio rapporto conflittuale con il cibo è (rappresenta) a tutti gli effetti un disturbo alimentare che perciò necessita di un intervento specifico, che lei non poteva fornirmi.

C'è un centro per DCA nelle vicinanze che, invece, diceva lei, può seguirmi ambulatorialmente. Ciò significa che posso svolgere le normalissime visite di una persona che si rivolge a un nutrizionista/dietologo, una volta ogni settimana, ma con la mutua. La gentilissima dietista ha scritto una lettera che ho lasciato al mio medico di base per spiegarle la situazione; l'impegnativa dovrebbe essere pronta lunedì.


Ieri era la festa degli americani che amano intagliare zucche.

Per festeggiare "qualcosa" (io non festeggio Halloween, non perché sia cristiana, ma perché sono... beh, sì, sono adulta), anziché il classico film horror al cinema o in streaming, ho voluto andare a teatro. E non nascondo che fra tutta quella gente benvestita con piumini o pellicce e con i capelli cotonati/perfetti, con corpi perfetti, mi sentivo un po' a disagio nel mio vestito nero lungo, con la mia giacchetta di jeans di Kiabi (quanto mi sarà costata? Poco, comunque). Qualche sguardo l'ho subìto, ma me ne sono fregata.

Si trattava del concerto "Candlelight" a Bergamo, un'orchestra che, a lume di candela, ha eseguito alcuni pezzi dei Coldplay. (fra cui "Yellow" e "Fix you", ma anche "Paradise", "Something like this").





E' stata un'esperienza tutto sommato piacevole.
Tornando a casa ero talmente stremata che in 10 minuti ero nel mondo dei sogni (era quasi l'1 del mattino).

Parlando di Halloween: non trovo nulla di entusiasmante in esso come nell'"orrore" in generale, anche se parliamo banalmente di film o romanzi thriller/horror o di true crime. Io sono il tipo di "confettosa" donna che va vestita con le magliettine bianche, i cappellini rosa in inverno. Non mi è mai piaciuto tutto ciò che fosse "dark" se non quando ero proprio giovane - 16 anni - e compravo su siti di dubbio gusto di moda punk (ero abbastanza magra da permettermelo), tingendomi i capelli di rosso e facendomi gli occhi "a panda" (cerchiati di tanto di quel nero che...).

Qualche volta, sulla ventina, ho provato ad intagliare una zucca in onore della vigilia di Ognissanti ("festività" quest'ultima che sento molto più vicina), ma mi è costato così tanta fatica cercare di svuotarla (nei libri di inglese per bambini delle elementari la presentano come la cosa più facile del mondo... sì... "accompagnati" dagli adulti...) che vaffanculo, ho messo la polpa che avevo raccolto in una ciotola e poi l'ho tagliata a fette. (La vellutata di zucca era ottima...)

Halloween in Italia non potrà mai raggiungere la popolarità degli Stati Uniti, non lo ha davvero mai fatto, però nell'ultimo decennio vedo che la sua popolarità qui è ulteriormente calata. Niente più citofonate dai bambini, nessuno in maschera per le strade, nessuna decorazione all'interno dei negozi (giusto qualche petardo, perché la gente è effettivamente scema). La gente continua a restare per lo più atea/agnostica, quindi non è che sia una faccenda di moralismo religioso. Non "sentiamo" più certe festività estranee alla nostra cultura, ancor meno di un tempo (che erano quasi "una novità"...)

Halloween non sarà insomma mai il Carnevale, in Italia. E va benissimo così. Ognuno con le sue tradizioni. Questo "globalismo" o meglio "americanismo" imposto a tutto il pianeta mi risulta fastidioso. E' un bene che l'America stia perdendo potere e influenza nel mondo. Personalmente non credo che la "cultura" (se di cultura si tratta) americana abbia molto di importante e notevole da offrire. La stessa Statua della Libertà è un'opera copiata a man bassa da un'altra opera, di uno scultore italiano.

Statua della libertà a Milano vs a New York. 
La prima opera è precedente. Il suo nome fu "Statua della Legge Nuova", realizzata da Camillo Pacetti nel 1810. La "Statua della libertà", plagiata da suddetta opera, è più giovane di almeno 70 anni.

Sono "contenta" (?) che gli Americani stiano dettando legge in merito all'"inclusività" di certe categorie "svantaggiate" come i LGBT, come gli obesi, che è una cosa tutto sommato morale e buona; tuttavia credo che ogni popolo debba preservare le proprie tradizioni - l'Italia ha le sue, come il Carnevale, come Santa Lucia, e altro. L'America si tenga pure Halloween, che con il nostro Paese c'entra come i cavoli bagnati nel latte fresco a colazione.