Sono cambiata - ho dentro la forza per "cominciare" ad amarmi. Sì: passo ancora le notti insonni, ancora fatico a riprendere i ritmi di una vita sana. Però ci sono alcuni cambiamenti così lampanti da non poter essere ignorati:
- Le persone non hanno smesso "completamente" e "sempre" di farmi paura. Ma riesco a leggere questo comportamento "patologico" inquadrandolo al suo posto e delimitandolo nel suo spazio. Non inficia più di tanto le mie giornate.
- Io non ho smesso "del tutto" di bere. Ma nessuno chiamerebbe davvero "bere" o "esser dipendenti dall'alcool" sorseggiare una birra semi-analcolica da due gradi una volta ogni 2-3 giorni.
- Non ho smesso del tutto di mangiare. E non sono ancora dimagrita d'un granché. Ma credo proprio che sia questione di tempo: mangio assai meno - una volta al giorno, una piadina, un biscotto. Non ho più voglia di nutrirmi. Il cibo non mi "nutre". Mi nutrono i miei residui sogni.
- Ho smesso con le lunghe camminate. Ma ho anche smesso di controllare le calorie e il peso, effettivamente. Con le camminate c'è sempre tempo per ricominciare. Le calorie e il controllo (quotidiano) del peso, le considero abitudini insane che è stato meglio abbandonare.
- Non ho più intenzione di studiare. Non mi frega d'un granché di un titolo come Lingue straniere. Preferisco leggere in libertà saggi di quello che mi interessa. E proseguire nella ricerca del lavoro. Forse potrò iniziare da un'agenzia. (Ognuno ha la sua strada. Questa è la mia).
- Non ho smesso di fumare. Fumo anzi come una turca, più di prima - e nonostante un mal di gola e d'orecchi virale che mi ha messa K.O. per due giorni. Finiti quei restanti 4 pacchetti di Marlboro è la prima cosa che farò per me stessa. Il primo "vero" gesto d'amore "immediato" per me stessa; smettere.
- Non ho smesso di rispondere alle chiamate "tossiche". La musichetta di Psycho come suoneria le annuncia. Sto lì a godermela un po' e poi rispondo. Con una certa tranquillità. E sapendo bene con chi sto parlando, per la prima volta.
Attaccheranno con "Anna mia! Stai attenta!" appena sfiorerò la bottiglia di vino - (assai) più per umiliarmi che per manifestare reale apprensione (evidentemente inopportunamente dato il contesto). Un candido sorriso a mo' di finta scusa. E il silenzio di tomba in risposta. Il tintinnare delle goccioline di vino in fondo al calice. E poi basta. Fine. Sbocconcellerò due (due) tartine di conto. Seguirò i passi della sorella, che becca il cibo come un uccellino da anoressica, esibizionista in aggiunta. Lei dovrà mangiare più di me, in quella specifica occasione. E' un imperativo categorico assoluto.
Dove mi trovo ora? Ripeto nella mia mente: qui. Dove effettivamente sono ora. Lontana mille miglia da quella casa ove rischiavo la mia incolumità ogni giorno.
E' passato? Sì, è passato. E non tornerà.

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